Oggi avevi il collo lungo come un’autostrada.
Non so se sia stata la corda ad allungartelo così tanto o se tu l'abbia sempre avuto e non me ne sono mai accorto. Non cambia molto da oggi a ieri. Avevi il collo lungo come un’autostrada, di quelle lunghissime e con poche curve. Quelle dove appoggi la fronte al finestrino freddo e guardi, perso, che tutto ti sfreccia davanti e nulla cambia. Neanche noi cambiavamo. Cambiano solo i pensieri nella mente, e la musica alla radio che a volte è ridondante come le mie chiacchiere a notte tarda quando vuoi dormire o come tu che insisti che io debba imparare le tabelline, a 20 anni. Ma mentre tutti imparavate le cose normali io ero da un’altra parte, ero sulle poltroncine per entrare dal dottore, giocava ad essere mio amico. Giocavamo che io ero speciale ma per qualche motivo dovevo cambiare. Non ho mai capito perché. Ora mi diverto a cambiarmi i vestiti addosso. E non lo fa più la mamma quando di notte la svegliavo che avevo fatto la pipì a letto ed ero un piccolo manichino. Mi chiedo quante mani servano per coprire tutto il tuo collo. Quanto ci metteresti a soffocare, se arriveresti a 32 come quando contavo, sotto l’acqua, in apnea. Nuotavo come un pesciolino, dicevano. Ma giochiamo alla corsa sul tuo collo e poi stendiamoci accaldati, dal movimento e dai nostri ormoni giovani. Che non ci ha mai fermato il caldo, abbiamo sempre scopato contro i muri nonostante tutto. Era solo il presagio di una vita in galera. Mani in alto. Ma il tuo collo è quella strada dove ho sempre voluto correre con il tettuccio decapottato, con lei a fianco, e il sole, che mi bruccia la pelle e il vento che mi si scaglia in faccia come lame. Ogni libertà ha un prezzo, no? La tua è costata 56cm di corda.
Non so se sia stata la corda ad allungartelo così tanto o se tu l'abbia sempre avuto e non me ne sono mai accorto. Non cambia molto da oggi a ieri. Avevi il collo lungo come un’autostrada, di quelle lunghissime e con poche curve. Quelle dove appoggi la fronte al finestrino freddo e guardi, perso, che tutto ti sfreccia davanti e nulla cambia. Neanche noi cambiavamo. Cambiano solo i pensieri nella mente, e la musica alla radio che a volte è ridondante come le mie chiacchiere a notte tarda quando vuoi dormire o come tu che insisti che io debba imparare le tabelline, a 20 anni. Ma mentre tutti imparavate le cose normali io ero da un’altra parte, ero sulle poltroncine per entrare dal dottore, giocava ad essere mio amico. Giocavamo che io ero speciale ma per qualche motivo dovevo cambiare. Non ho mai capito perché. Ora mi diverto a cambiarmi i vestiti addosso. E non lo fa più la mamma quando di notte la svegliavo che avevo fatto la pipì a letto ed ero un piccolo manichino. Mi chiedo quante mani servano per coprire tutto il tuo collo. Quanto ci metteresti a soffocare, se arriveresti a 32 come quando contavo, sotto l’acqua, in apnea. Nuotavo come un pesciolino, dicevano. Ma giochiamo alla corsa sul tuo collo e poi stendiamoci accaldati, dal movimento e dai nostri ormoni giovani. Che non ci ha mai fermato il caldo, abbiamo sempre scopato contro i muri nonostante tutto. Era solo il presagio di una vita in galera. Mani in alto. Ma il tuo collo è quella strada dove ho sempre voluto correre con il tettuccio decapottato, con lei a fianco, e il sole, che mi bruccia la pelle e il vento che mi si scaglia in faccia come lame. Ogni libertà ha un prezzo, no? La tua è costata 56cm di corda.
Per me, avevi e avrai sempre, un collo bellissimo.
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