09/12/12

Mi hai spinto ad essere il migliore. Mi hai spinto a fare cose terribili che mi hanno reso il migliore dei peggiori.
Non è mica colpa tua, no. Tu spingevi e basta. Spingevi roba chimica nelle tue vene, il giovedì. Dio quanto ho odiato i giovedì, uno dietro l'altro, uno sempre dietro all'altro, pronti a susseguirsi come le stagioni. Come i conati di vomito dopo che cerchi di far stare al caldo le dita.
Spingevi perchè io fossi il migliore, il migliore delle tue creazioni, che sarebbero state il tuo orgoglio.
Mi spingevi più in là nel letto, lontano dalla conca del fiume e mi spingevi contro il muro, quando litigavamo.
E poi c'è stata la volta che mi hai spinto sotto al treno. Mi ci spingevi ogni singola volta che ne passava uno.
Sono morto 152 volte, in un'estate. Come quando si portano i bambini alla stazione, piccoli miracoli fatti di banalità. Miracoli che non si capiscono e li si portano a guardare perchè è giusto così. Come bere quando hai sete. Come chiudere la porta del cesso, a chiave, anche se sai che non entrerò mai. Io, invece, prendevo la bici, la lasciavo lì, e mi sedevo. Ad ogni treno mi alzavo, andavo verso il binario, oltre il limite, mai oltre il buon senso, e saltavo. Immaginavo ogni singolo osso del mio corpo rompersi, le reazioni del mio corpo all'impatto. Mi chiedevo se sarebbe stato come il giorno che ti ho visto, la prima volta.

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